Intervista, Grow alla scoperta di giovani talenti: Julia Chan e il suo sguardo verso Oriente

Giulia Nannini, in arte Julia Chan, è nata a Grosseto nel 1988. Dopo aver frequentato l’Istituto tecnico di Grafica e Comunicazione a Grosseto, nel 2008 va a Roma per studiare all’Accademia di Belle Arti. Ma i panni della studentessa le stanno un po’ stretti, decide quindi di lasciare l’Accademia e solo nel 2012 si iscriverà all’Istituto Europeo di Design (IED), indirizzo Arti Visive. Dopo la laurea e un’esperienza di sei mesi a Bruxelles, nel 2016 torna a Grosseto e consegue l’attestato per poter tatuare. Oggi è apprendista al Luxury Tattoo di Grosseto, lo studio di Gianni Orlandini ([email protected]). Basta visitare la sua pagina Instagram @jjjuliachan per avere un’idea dell’estro creativo di Giulia, non solo tatuatrice, ma anche e soprattutto artista.

Mentre sono seduta sul suo divano non posso fare a meno di guardarmi intorno, attirata dai vari oggetti d’arredo: tavole da skate dipinte o trasformate in lampade, una sedia realizzata con oggetti di scarto, tavolette incise, un cassettone restaurato da lei. Tutti elementi di design realizzati da lei, molti dei quali frutto della noia della quarantena. “Mi piace mettere le mani in pasta, segare, sporcare, avere la casa sottosopra durante la gestazione dell’oggetto. Non mi dispiacerebbe venderli, ma spesso i clienti non hanno la percezione del valore economico di un lavoro fatto a mano. Con le stampe è più facile, quelle riesco a venderle bene.” Cattura la mia piena attenzione quando mi racconta dei suoi viaggi in Asia: zaino in spalla ha visitato Birmania, Laos, Cambogia, Thailandia e Vietnam. La sua fascinazione per il mondo asiatico si riflette nei suoi lavori, il cui stile è un omaggio alla spiritualità, all’architettura e all’estetica orientale.

Giulia è una creativa a tutti gli effetti, oltre che una persona molto socievole. Mentre coccoliamo i suoi due cani, Wilma e Mauro, mi racconta di sé e del suo apprendistato. Mi spiega che nel suo lavoro si deve essere eclettici e in grado di soddisfare le richieste dei clienti. Non si riconosce nella definizione di tattoo-artist, ma considera il tatuaggio una forma di artigianato: “Non mi sento artista per quanto riguarda i tatuaggi, mi sento una buona mano. Saper disegnare e saper tatuare sono due cose diverse. Tatuare è una questione di tecnica e di saper gestire una serie di parametri. L’artista invece crea per necessità d’espressione, per l’intenzione di veicolare un messaggio.” 

Infine mi mostra la sua tesi di laurea, un bellissimo progetto per un gioco interattivo per bambini realizzato principalmente in legno, il cui scopo è immaginare e costruire animali fantastici. Proprio da questo progetto ci viene l’ispirazione per una collaborazione che prenderà vita quest’estate e che presto annunceremo. . 

 

Marta Carfì