Intervista a Leonardo Viti - CON.TATTO

Leonardo Viti, 30 anni, è uno scultore e digital artist nato a Firenze ma cresciuto a Grosseto. Da oltre 10 anni lavora nel campo degli effetti speciali e 3D animation per il piccolo e grande schermo. Risiede a Londra, dove ha lavorato nell’industria dell’intrattenimento per colossi come Disney, Marvel, Lucas Films, Netflix, ecc.

Oggi si dedica a tempo pieno alla sua produzione di criptoarte, una forma artistica moderna nella quale rappresenta ormai un nome affermato.

Cosa ti ha fatto avvicinare al mondo dell’arte? E perché hai deciso di farne un lavoro?

Direi che l’arte è sempre stata parte della mia vita sin da piccolo: sono nato a Firenze e entrambi i miei genitori sono architetti, così mi hanno trasmesso la passione per il disegno. Si può dire che già da bambino fosse una mia grande passione. Ho studiato presso il liceo artistico di Grosseto, dove ho imparato a padroneggiare le varie tecniche di rappresentazione artistica, soprattutto scultura e pittura. Credo di aver sempre saputo che l’arte sarebbe diventata parte importante del mio lavoro, anche se all’epoca non avrei mai potuto immaginare di lavorare per il cinema o per le serie tv come digital artist nell’ambito della 3D animation, riuscendo così a legare la passione per l’arte con il mio interesse per il mondo virtuale. Una volta diplomato mi sono trasferito a Roma dove ho avuto la mia prima esperienza lavorativa per un film indipendente. In seguito ho frequentato uno dei primi corsi di animazione tridimensionale a Roma, ma la mia formazione è stata sostanzialmente da autodidatta: ore e ore chiuso in casa a imparare software e tecniche digitali. Poi è arrivata l’opportunità di lavorare a Londra, inizialmente doveva durare un paio di settimane, poi sono rimasto per oltre 7 anni.

Alla mostra CON-TATTO presenterai un NFT, cos’è?

Un NFT è sostanzialmente un contratto che avviene in un posto virtuale chiamato blockchain, dove tutte le transazioni sono tracciate. Un NFT, acronimo di Non Fungible Token, può avere la forma di un’immagine, di un video oppure di un file audio ad esempio, ma ciò che li accomuna è il fatto che l’acquirente ha una garanzia di possesso del prodotto artistico esattamente come per un quadro o una scultura tangibile. Per un artista rappresenta una nuova opportunità di affermare la propria arte, perché ha dato la possibilità di dare un valore, e quindi vendere, a ciò che prima era considerato economicamente non quantificabile poiché non tangibile. Questo e la libertà di esprimermi mi hanno spinto a dedicarmi a tempo pieno alla mia produzione di NFT. Quando lavoravo per altri studi mi sentivo come un ingranaggio, un componente di una catena di produzione, poiché bisognava seguire delle direttive che inevitabilmente percepisci come limitanti. Questa nuova frontiera rappresentata dagli NFT mi ha fatto sentire davvero un artista.

In cosa consiste l’opera che proporrai in questa mostra?

Innanzitutto è il primo NFT che ho realizzato e l’ho scelto perché penso che sia adatto al tema e alle tecniche espositive. Inoltre per me ha un grande valore simbolico, poiché è nato durante la quarantena, in un periodo dove non riuscivo a dormire per le varie preoccupazioni legate a quel periodo, e rappresenta quello che era il mio stato d’animo in quel momento. Credo che in molti si siano sentiti come me. L’opera vuole anche criticare la dipendenza dai social media, che con la pandemia sono diventati ancora più ingombranti nelle vite di tutti. Nello specifico si tratta di un video di una scultura che ho realizzato tramite un visore per la realtà virtuale, che ho poi animato con l’ausilio di vari software, al quale ho aggiunto un sonoro ideato da me stesso. In sostanza quello che ne risulta è un video loop della scultura animata.

 

Antonio Vozzi